martedì 29 luglio 2014

La notte bianca di Ascoli Piceno e l’incapacità Social




Ascoli Piceno è una città meravigliosa, lo sappiamo tutti. Una perla di travertino che nel raggio di pochi km abbraccia mari e monti.  Tuttavia l’immagine  di Ascoli non è riuscita mai ad imporsi a livello nazionale come altri paesi e cittadine magari meno belle.

Il Demerito è tutto di una amministrazione incapace e paesana.  Questo senza togliere nulla alla saggezza contadina s’intende, ma il paesanismo è evidente quando si analizza la strategia social e di promozione della città.
Innanzitutto ancora si punta al personaggione di spicco, all’attorone famoso che tutti conoscono, per racimolare un briciolo di popolarità riflessa. Questi personaggi però ovviamente,vogliono essere pagati profumatamente, per questo motivo occorre uno sforzo collettivo della Regione da più parti per sopperire alla richiesta economica.
Questo vuol dire che la città beneficiaria non sarà solo una, ma una costellazione di centri distanti tra di loro. Le pubblicità non sono mirate ma sparpagliate, ma si sa c’è crisi e l’unione fa la forza.



Detto ciò parliamo della sponsorizzazione dei piccoli eventi, e in particolar modo della notte bianca di Ascoli. Innanzitutto il primo sbaglio è il continuo cambiare nome alla notte bianca
Prima era “notte bianca” poi, se non sbaglio “la Notte di S. Lorenzo” per due anni è stata “La notte dei colori” ora è “la notte dei desideri”.


Sempre lo stesso giorno dell’anno (il 10 agosto)ma senza un nome stabile. Ora, non ha senso cambiare nome ad un evento che è fondamentalmente “la notte bianca” 5 volte nel giro di dieci anni, si genera solo confusione, a Rimini sono anni che c’è solo “la notte rosa” che poi si è estesa a tutta la Romagna . Se tu vuoi fare un evento che sia riconoscibile e si identifichi con la città, devi puntare sul nome (nomen omen) e poi essere costante nella promozione.
Il mondo è social, Ascoli non lo è, e la notte bianca-colorata-desiderata  è quanto di più anti-social esista.

Consideriamo il discorso indicizzazione e riconoscibilità web.  Il social che più da il termometro degli eventi è Twitter.  Su Twitter è importante che un argomento vada in Trending Topic, ossia un argomento di discussione a livello nazionale.  Ora per essere trending topic un argomento deve essere trainato da un hashtag ( # ) che renda l’argomento riconoscibile.
Su Twitter ci sono dei limiti, ossia una frase, o una opinione non può superare i 140 caratteri. Ora un ashtag #lanottedeidesideri  mangia già una ventina di caratteri ( pensate all'evento #maremoto.. sono 9) , quindi  con i 110 restanti è difficile scrivere una frase  di senso compiuto. L’ashtag è lungo da scrivere e in pochi hanno voglia di twittare cose lunghe (anche se con i moderni telefoni c’è il riempimento automatico).
Seconda cosa: l’immagine di riferimento cambia ogni anno. Se già il nome che cambia è penalizzante, anche non aver una immagine fissa lo è. In una società che vive di immagini non avere una immagine di riferimento è controproducente. Se io ogni anno vedo gli stessi manifesti, dopo più di 10 anni so che ad una determinata immagine corrisponde un evento. Cambio nome + cambio immagine = confusione.
Inoltre l’immagine di quest’anno sebbene molto poetica, non richiama il concetto di notte bianca, sì il fiore di tarassaco in genere è quello che si soffia per esprimere un desiderio, ma si soffia di giorno, in genere la notte di San Lorenzo, si guardano le stelle e questo cambiamento di topos fa pensare più ad un evento diurno che notturno.

Terzo errore: nella cultura POP “ La notte dei desideri” è una canzone di Jovanotti molto famosa. Troppo famosa.  Quindi leggendo “la notte dei desideri” si può pensare che gli organizzatori cerchino di vivere ancora una volta di fama riflessa,  inoltre questo non è un evento mediatico così importante da imporsi nell’immaginario comune  sopra la canzone famosa, e infine  su internet chi fa ricerca (tramite hashtag su instagram e su Twitter)  su “la notte dei desideri “ troverà subito i risultati di Jovanotti e pochi sulla notte bianca.




Ad Ascoli non ci sono influencer: persone normali  che con i loro post su internet orientano le scelte dei cittadini, quindi se non possono essere usati i blogger, tutta la promozione può essere affidata al Comune, e la promozione del Comune sul piano social è inesistente. A 10 giorni dalla notte dei desideri non c’è stato nessun post sponsorizzato, nessun trailer, nessun teaser, nessuna promozione virale.  Chi si è occupato dell’evento sui Social  ha fatto così: si è messo sulla riva del lago, ha tirato un sasso piatto e spera che il sasso faccia più rimbalzi possibile.
In pratica, ha fatto promozione classica, ma lasciando tutto alla buona volontà di pochi che magari (si spera) faranno rimbalzare la notizia.

Questo atteggiamento non è positivo, non porta a nulla di concreto, ed è indice di provincialismo e scarsa competenza e organizzazione. Speriamo che nonostante il disastro di comunicazione, si riesca a godere di una buona performance a livello di numeri. Per l’analisi sull’impatto on line staremo a vedere.