domenica 31 marzo 2013

in coda per la Resurrezione





Per quanto questo sia il periodo della Risurrezione, dei bambini battezzati e dell’arrivo della Primavera, parliamoci chiaro, il rinnovamento e la rinascita, nelle nostre belle colline stenta ad arrivare. La crisi si è fermata ad Ascoli, prospera e dimora e non accenna a voler andare via. La chiusura delle fabbriche ha creato un buco occupazionale terrificante, tutti quei ragazzi che negli anni passati, finito il liceo volevano solo un posto di lavoro senza proseguire gli studi si sono trovati con le mani in mano. Le fabbriche chiudono e i ragazzi sono senza lavoro.  Giovani senza lavoro e i “Grandi” i figli degli anni ’60 del baby boom, chiosano ,[dai loro comodi posto-fisso-tempo indeterminato (possibilmente statale) ] “I RAGAZZI DEVONO INVENTARSI UN LAVORO”.  

CAZZATA.

Il lavoro non si inventa si impara, ma per pietà i ragazzi ascolani ci hanno provato in tutti i modi a inventarsi e re-inventarsi. Ci hanno provato  a sfoderare una encroyable capacità imprenditoriale, ne è testimonianza l’apertura di bar e locali un in fila all’altro in centro e in periferia grazie alle liberalizzazioni selvagge. Ma purtroppo non ci sono stati i risultati sperati e la ricrescita economica.
Una frase che mi torna spesso in mente nel momento in cui mi offrono qualcosa “gratis senza impegno è “Se non paghi il prodotto sei tu”. Se una cosa è troppo semplice da ottenere c’è sempre puzza di bruciato. In generale lo Stato ha piacere che TUTTI siano in grado di aprire un’attività commerciale in maniera “facile”[1] e dove si vuole, più negozi aperti sono più partite IVA aperte, sono tasse più alte applicate agli esercizi, sono insomma un continuo giro di soldi che rimpingua le casse dello Stato e che svuota le casse dei commercianti. Se l’apertura di molti esercizi di ristorazione è auspicabile in grandi città dove il traffico di persone è molto alto; le stesse aperture risultano ridicole in città come la nostra che non ha il giro di persone con soldi da spendere in tasca. Insomma per quanto i giovani possano cercare di “inventarsi” un lavoro devono comunque scontrarsi con una realtà di profonda depressione economica e psicologica. Disastro. Zero incassi (il caffè sempre 0.90 centesimi costa..e per arrivare a fare giornata dovresti slogarti il braccio a mettere il manipolo ) e molte tasse.


“Inventatevi il vostro lavoro” è una BALLA. UNA BALLA, una cazzata, un palliativo, una cosa che riempie la bocca e che non le tasche.  Il lavoro una persona può inventarselo ma se nessuno lo paga, vale a nulla il suo impegno.
Diventate imprenditori di voi stessi!” è una bella esortazione, ma ci vogliono i giusti esempi e noi di giusti esempi ne abbiamo pochi.  I tempi di Costantino Rozzi[2] sono passati, non ci sono più persone che uniscono il PROPRIO INTERESSE all’interesse della collettività. Nella società individualista e cinica si pensa al proprio tornaconto e all’eliminazione sistematica dell’avversario, un modus vivendi che si concretizza nel motto latino “mors tua vita mea”.  Oggi non si riesce a guardare al di là del proprio naso, le occasioni sfuggono, e non si riesce a vendere. Non pizze e pizzette ma il nostro territorio.  Fa storcere il naso leggere un articolo apparso su “IL-magazine del sole24ore” e sapere che la regione Marche non ha stanziato nemmeno un fondo per la realizzazione di un reality show. Questo reality conprotagoniste modelle cinesi e asiatiche è stato ambientato nell’entroterra marchigiano, le ragazze hanno vendemmiato nei nostri vigneti, fatto il pane e i prodotti tipici,  e il tutto è stato trasmesso nella tv cinese. E la regione Marche? Se n’è fottuta. La Cina è Vicina, è il maggior IMPORTATORE, del lusso made in Italy ma la miopia dei nostri amministratori si è fatta sfuggire una ghiotta opportunità di farsi una pubblicità immensa.  Prima di essere noi giovani imprenditori di noi stessi, sarebbero i “grandi” a dover essere i primi “imprenditori della nostra terra” . I viaggi in Russia saranno anche utili, ma ricordiamo che la Russia è un paese in CRISI fortissima, da molto più tempo quanto lo siamo noi, e se non si investono risorse nelle nuove economie, nei leoni d’oriente, ma si guarda alla Perestroika vecchia di 30anni non riusciremo dalla Crisi nemmeno giocando la carta del turismo.

Ascoli è una città in vendita, giri per il centro città e ovunque ci sono cartelli con su scritto AFFITASI/VENDESI, Ascoli è in saldo tutti vendono tutto a prezzi stracciati ma nessuno compra. Quello che è sempre stato il "Capitale sicuro" è diventata una zavorra che genera perdita.  Ascoli si SVENDE ma non riesce a vendersi. Non sa valorizzarsi e non sa attrarre.
 
Non voglio gettare accuse  verso uno o altro voglio descrivere la realtà. Mai i ragazzi ascolano sono stati così colti, laureati e preparati, mai abbiamo avuto una così grande capacità di comunicare (mi riferisco ad internet), mai c’è stato un così grande fermento di energie, ragazzi che suonano cantano incidono, girano organizzano serate, ma passano quasi sempre sotto silenzio e troppo valorizzati. Gli ascolani non sono i romagnoli maestri dell’accoglienza, e purtroppo non sono nemmeno come i milanesi professionisti dell’auto esaltazione. Sono (siamo) gretti invidiosi e paurosi, che il successo dell’altro ci possa dare un di-meno, possa toglierci qualcosa invece di darci qualcosa di più. La nostra crisi del territorio è TOTALE perché coinvolge spirito corpo e portafoglio. Riusciremo a venirne fuori?.

[1] So che la trafila burocratica è lunga e impervia per chi vuole aprire una nuova attività. Ma non è  neanche complicato come un tempo.  Inoltre si può aprire dovunque senza rispettare quelle che prima erano le distanze e il numero massimo di attività imposte.


[2] Articolo apparso sul “IL- maschile del sole24ore” 


[3] Articolo apparso su “IL- il maschile del sole 24ore”


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