sabato 8 dicembre 2012

L'insostenibile pesantezza del fiocco di neve



Da  qualche giorno nella mia casella mail arrivano e mail allarmanti. Tipo "gelo in arrivo" oppure "Ecco il generale inverno!". Sull'autobus  i ragazzini berciano "Non vedo l'ora che cada la neve! Così non andiamo a scuola!". Bella la neve. Bella in cartolina a San Maurizio quando l'unica cosa che ti impegna è mangiare la polenta di capriolo. Ma qui, nella provincia sperduta, e soprattutto, nelle campagne della provincia sperduta, per quelle che come me non sono provviste di Pandine 4x4 e incapaci di montare le catene da neve la neve vuol dire solo una cosa: DISAGIO E ISOLAMENTO. 
Capita più o meno così, la neve la fiuti in anticipo, la temi speri di sbagliarti. Al mattino ti alzi e vedi degli uccelletti neri che ti guardano dai tetti delle case. Tutti in fila. In silenzio. Qualche giorno dopo gli stessi uccelletti cominciano a fischiettare come i pazzi per tutta la campagna. Poi ti alzi e avverti un bagliore diffuso fuori dalla tua finestra. La neve. La prima cosa che  fai è correre sulla provinciale per vedere se sono passati gli spazzaneve. Se sì ti metti a fare il conto di quanti spazzaneve passano nell'arco della giornata, chiami il comune per sapere se le spargisale sono passate nei giorni precedenti e avvolta nel tricolore (con dietro la scritta forza azzuri 2006 x sempre) guardi sconsolata la tua macchina che come tocca neve va in testacoda. La Disney ti viene incontro e tiri fuori il Manuale delle Giovani Marmotte, dove sono contenuti fior fior di insegnamenti per cavarsela con ogni tipo di clima. Trovi come suggerimento quello di usare della racchette per camminare sulla neve, ma dal momento che non ho mai frequentato corsi di tennis le uniche racchette che ho sono quelle da spiaggia di legno. Provo a legarli alle scarpe col nastro marrone per i pacchi ma l'unico effetto che trovo è quello di affomdare sempre di più nella neve. Triste e sconfortata torno in casa e vedo la gatta che con la sua SOLITA aria di superiorità mi guarda dall'alto in basso e lì mi pento di non aver preso un imponente cane. Un cane. Avrei potuto saltarci sopra e mandarlo al trotto. Avrei potuto legarlo al vecchio Bob (slittino di plastica) rosso di quando ero piccettina e slittare fino in città gridando "OH OH OH SOMARELLO! TROTTA TROTTA IL MONDO è BELLO!".Invece ho un gatto che come sente la neve vuole essere portato a passeggio per il giardino in braccio. Comoda la vita.  E poi cosa dire del fatto che se esci con i jeans e tocchi un centimetro quadrato di neve tutto ad un tratto diventi totalemente ghiacciata fino al cappellino di lana fatto a mano da zia Adalgisa?. Avevo in mente due piani di fuga dal paesello, o usare una busta nera di plastica grande, quella per l'immondizia condominiale, usarla tipo slittino e usare la forza dei miei addominali obliqui per le curve, o lanciare a tutta velocità la mia macchian fare le curve col freno a mano e sperare nel miracolo di arrivare a casa illesa. Mia mamma non è stata daccordo. Così  bloccata nel paesetto senza speranza con l'internet che va e viene e con il digitale terrestre che trasmette immagini squadrettate (e mi da una felice visione di cosa sarebbe la mia percezione della realtà se mi sottoponessi ad una cura di LSD.) devo farmi un elenco vivacissimo di cose da fare. 

Inanzitutto rispoleverare le vecchie serie televisive e concedersi una meritatissima maratona di Twin Peaks. C'è nel globo terraqueo qualcuno di più figo dell'agente Dale Cooper? Assolutamente nessuno.



Realizzare il proprio sogno di possedere un Igloo...o anche due Iglii. 





Mangiare. Affogare nel cibo i dispiaceri. E dato che non sono in Alta montagna e non posso avere un bombardino mi faccio lisciare l'umore dal punch al mandarino e taralli all'anisetta. Che noi siamo ascolani e senza la Meletti che vita è?




Tutte le foto del post sono prese da internet, eccetto per la foto dei Peanuts tratta da "5500 Charlie Brown"


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